
di Jessika Pini.
Mostrato per la prima volta al Biografilm Festival nel giugno 2015 e di recente vincitore del premio Marcellino de Baggis, sezione Mistero, Uomini Proibiti (Forbidden Men), opera prima di Angelita Fiore, indaga l’inesplorato tema dell’amore terreno e del celibato ecclesiastico raccontandolo attraverso l’interiorità di chi lo ha vissuto.
Angelita come sei arrivata a incontrare i protagonisti del tuo film?
Generalmente ci si avvicina a un argomento perché si viene a contatto con un fatto o con una persona, si attraversa quasi casualmente una storia e dentro di te scatta qualcosa per cui diventa impellente trasmutare una data esperienza in immagini. Per Uomini proibiti, invece, mi sono trovata a fare un percorso inverso: sono partita da un’idea e poi l’ho cercata fortemente nella realtà, iniziandola a osservare. Mi ricordo che quando ho deciso di fare questo film, stavo ragionando sull’amore in senso lato. Si pensa di conoscere tutto sull’Eros e invece, più ci si addentra in quest’argomento, più molte cose risultano poco chiare, soprattutto quando, personalmente, ho iniziato a estendere il mio campo di ricerca all’interno della Chiesa cattolica. Poco alla volta ho scoperto la presenza di alcuni preti che avevano lasciato il sacerdozio per amore di una donna e quasi casualmente sono entrata in contatto con un blog di donne che hanno una relazione con un sacerdote. Da lì sono partiti i primi contatti diretti”.
Uomini proibiti inizia subito con una scena di grande impatto che potrebbe essere l’incipit anche di un film di finzione, in cui sulle immagini di seminari abbandonati hai montato la telefonata di una coppia che discute. Un approccio cinematografico che si ritrova anche altre volte nel corso del film, cos’è quindi per te un documentario?
“Il documentario è prima di tutto un patto di fiducia tra il regista, i protagonisti delle storie raccontate e il pubblico: entrambi si affidano all’autore perché restituisca loro un racconto fedele alla realtà. : entrambi si affidano a me perché restituisca loro un racconto fedele alla realtà. Ogni storia mette di fronte a scelte stilistiche diverse. Per Uomini Proibiti sono entrata in contatto con situazioni molto delicate; portarle completamente allo scoperto sullo schermo avrebbe potuto avere delle conseguenze negative sulla vita delle persone coinvolte. Ho, quindi, cercato lo stratagemma narrativo giusto per dare una resa efficace alla storia e che contemporaneamente tutelasse i suoi protagonisti; per esempio, Anna, la donna che ha avuto una relazione finita male con un prete, da cui è nata anche una bimba, la mostro sempre con il volto sfocato, da un lato, per esigenze reali, dall’altro, per rendere con il mezzo cinematografico la segretezza con cui queste storie nascono e con cui io stessa le ho vissute durante il lungo lavoro di ricerca in preparazione del film”.
Un altro elemento che caratterizza visivamente il racconto di queste relazioni sono i seminari abbandonati.
“Volevo rendere in immagini la presenza/assenza della Chiesa cattolica e il modo migliore che ho trovato per farlo è stato mostrare l’abbandono dei luoghi e degli oggetti legati alla formazione e alla pratica del sacerdozio. Le polverose e decadenti biblioteche dei seminari e il confessionale abbandonato raccontano da soli il fenomeno del calo delle vocazioni e dell’aumento dei preti che scelgono di lasciare l’abito talare, confinati, tra l’imposizione del celibato e il modo in cui si sviluppa la loro vita; allo stesso tempo gli altari abbandonati simboleggiano una Chiesa presente/assente che condanna e abbandona i preti sposati nel senso di colpa di un atto contro la regola e contro la morale. Un senso di colpa che avvolge non solo i preti, ma anche le donne che hanno una relazione con essi, entrambi lasciati soli da una Chiesa, ancora una volta, assente nella gestione di tutto ciò che riguarda la sfera emotiva e molto concentrata sull’ufficialità delle cerimonie e delle liturgie; per non parlare poi anche dei figli illegittimi dei preti lasciati senza sostegno al loro futuro incerto. Chiaramente si parla sempre di storie personali, tutte diverse e con molte sfaccettature, non tutte vissute con sensi di colpa, anzi…
La presenza/assenza della Chiesa, l’ufficialità e la vita privata, l’apparato e l’abbandono delle vocazioni sono tutte dicotomie che emergono attraverso il racconto di tre storie portate avanti in parallelo con un utilizzo molto raffinato del montaggio che conferisce al film un grande equilibrio interno. In che modo ti sei rapportata con i montatori Paolo Marzoni e Davide Pepe?
“Il momento del montaggio in un film documentario è un po’ come una seconda sceneggiatura. Nella scelta dei materiali il criterio è stato quello di realizzare un film sull’amore e le emozioni che gravitano attorno al problema del celibato dei preti. Non m’interessava girare un documentario che affrontasse in maniera istituzionale il tema. Quindi sia con Paolo, prima, che con Davide, dopo, abbiamo sempre cercato di concentrarci sulle emozioni, sul tema dell’amore e sul giusto equilibrio tra tutti gli elementi. Il lavoro con loro è stato molto interessante, ci siamo trovati fin da subito in sintonia sulla maggior parte delle scelte, questo anche grazie al lavoro che Andrea Dalpian (direttore della fotografia) e io abbiamo fatto prima e durante le riprese. Per me la fotografia ha un ruolo molto importante: lo sguardo del regista deve traspirare attraverso la pelle del direttore della fotografia, soprattutto nel documentario, dove non si possono studiare le inquadrature perché la realtà ti si snoda viva davanti alla macchina da presa. Per questo ho voluto necessariamente Andrea come direttore della fotografia che sento molto affine a me come sensibilità cinematografica. Ogni singolo passaggio ha, poi, trovato spontaneamente una perfetta melodia, grazie alle straordinarie musiche originali di Riccardo Nanni e Cristiano Alberghini”.
festival & awards 2015:
FESTIVAL DEI POPOLI E DELLE RELIGIONI |Terni novembre 2015 (vince primio premio miglior documentario)
FESTIVAL_Visioni Fuori Raccordo|Roma novembre 2015
FESTIVAL_Modena Viaemili@docfest | Modena novembre 2015 (fuori concorso)
FESTIVAL_Premio Marcellino de Baggis | Taranto ottobre 2015 (Vince il premio miglior documentario sezione Mistero 2015)
FESTIVAL_Molise Cinema Festival | Casacalenda agosto 2015
FESTIVAL_Bellaria Film Festival | luglio 2015
FESTIVAL_18° Genova Film Festival | luglio 2015 (due menzioni speciali: critica e giuria)
FESTIVAL_ Biografilm Italia International Celebration of Life | giugno 2015 ANTEPRIMA MONDIALE 13 giugno 2015
Selezionato per Visions du Réel – media library
MEDIA LIBRARY_Visions Du Réel Sélection Officielle Doc Outlook – International Market Media Library – 2015
Selezionato anche ai seguenti Mercati:
MERCATO_Italian Screenings|Bari (mercato) 2015
MERCATO_Italian Doc Screenings|Palermo 2014 (pre-produzione)
MERCATO_Bio to B presso Biografilm Fest|Bologna 2014 (pre-produzione)
MERCATO_Sheffield Market round tables|2013 (pre-produzione)