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Al via la mostra “Another Country. Momenti di vita di ebrei in diaspora” in esposizione fino al 10 dicembre 2017 presso il Museo ebraico di Bologna

Logo della mostra: Another Country. Momenti di vita di ebrei in diaspora

Si è svolta ieri, domenica 10 settembre 2017, la Giornata Europea della Cultura Ebraica che ha visto in tutta Italia e nel resto d’Europa, nei trentacinque Paesi aderenti all’iniziativa, il fiorire di una serie di interessanti eventi che ruotano tutti intorno al tema centrale di questa diciottesima edizione: “Diaspora. Identità e dialogo”.
Un tema che è stato originalmente svolto anche dal Museo Ebraico di Bologna, per chi non lo sapesse istituito nel 1999 nell’antico ghetto della città, in pieno centro storico, che ha inaugurato, proprio nella mattinata di ieri, la mostra Another Country. Momenti di vita di ebrei in diaspora.
Grazie al prestito del Museo Beit Hatfutsot di Tel Aviv, una delle più importanti istituzioni culturali di Israele nata nel 1978, la Direttrice Vincenza Maugeri ha curato egregiamente l’esposizione di queste due serie fotografiche inerenti l’abbigliamento e le cerimonie nuziali del popolo ebreo in diaspora, esposizione nella quale confluiscono la volontà di avvicinare il visitatore competente in materia, quanto quello più inesperto e ignaro, ad una cultura così fortemente connotata, e la scelta di utilizzare la moda e il vestiario come preservazione d’identità.
“Mi sembrava il modo più semplice per spiegare al pubblico il tema della diaspora (nell’accezione più usata di dispersione) come fenomeno anche di dialogo con i luoghi di adozione. Niente di meglio dell’abbigliamento può rappresentare la risolutezza di questo popolo nel preservare il proprio essere e allo stesso tempo reinventarsi all’infinito”, spiega la stessa curatrice dell’evento.
Le didascalie del Beit Hatfutsot, tradotte in inglese e in italiano, che accompagnano le immagini, insieme alla veste grafica prescelta per tale presentazione, sono esplicative di questo duplice intento e semplificano visibilmente la percezione dello spettatore che si trova catapultato in una dimensione sempre diversa, in base alle culture, Europea, Africana e Asiatica, con le quali l’Ebraismo si è confrontato nel corso del tempo. Così, nella seconda sala preposta per la mostra, tra una spiegazione e l’altra delle pratiche del matrimonio – dalla ketubah (contratto matrimoniale) alla più conosciuta rottura del bicchiere, dalla sheva’ berakhot (le sette benedizioni nuziali recitate sotto la chuppah, il baldacchino degli sposi) alla consegna dell’anello alla sposa per un totale di sette giorni di festa nel segno del ricordo biblico di Giacobbe e Rachele – l’abbigliamento viene accostato a una cerimonia, quella appunto matrimoniale, che nella prima sala era solo accennata. Le testimonianze reali, protagoniste delle storie narrate, non si fermano alle circa quaranta fotografie esposte tra ritratti e scatti di gruppo, ma proseguono, all’interno di un’ulteriore saletta, con le proiezioni continue di brevi documentari che, per la loro semplice fattura, intrattengono la curiosità dei partecipanti. Tra questi, spicca sicuramente per l’argomento affrontato

Libri esposti nel Museo Ebraico di Bologna.

Libri esposti nel Museo Ebraico di Bologna.

Angolo della Mostra Another Country,

Angolo della Mostra Another Country,

Vite nascoste. Ebrei di Mashad di Alessandra di Marco e Piera De Segni. Qui, attraverso la vicenda della comunità ebraica della città di Mashad, seconda città dell’Iran situata nella parte orientale del Paese, emerge la difficoltà di un popolo costretto a nascondersi per centoventi anni, un popolo che deve fingere di essere altro da sé. Grazie alla testimonianza di Daniel Fishman, autore del libro Il grande nascondimento. La straordinaria storia degli ebrei di Mashad, lo spettatore viene guidato in un passato pieno di insidie, in una storia dal sapore amaro da cui è impossibile uscire indifferenti.
Un percorso, dunque, consigliato a chi vuole acquisire una conoscenza più profonda della cultura ebraica e a chi, invece, si accosta per la prima volta con passo incerto.
In una cornice di massima suggestione, tra vecchie fotografie e banchetti colorati dai libri di Yehoshua, Primo Levi, David Grossman e di tutti quelli che, attraverso la loro penna, hanno scritto la storia di un popolo dalle mille sfumature, può dunque accadere di lasciarsi trascinare da volti sconosciuti, da uno sguardo misterioso di donna, dal sorriso innocente di un bambino, accomunati dall’ancestrale semplicità che pervade tutta la mostra dall’inizio alla fine.

Ester Gugliotta

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